Quattro anni fa, e precisamente, nel dicembre 2020 un gruppo di familiari delle vittime del Covid19 decisero di citare in giudizio, avanti al Tribunale di Roma, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Salute e la Regione Lombardia perché venissero accertate le responsabilità delle amministrazioni nella gestione della pandemia da Covid19. 

A distanza di quattro anni, con la causa civile ancora pendente e nell’imminenza della prescrizione quinquennale, invitiamo, ancora una volta, tutte le persone che abbiano subito una perdita di un familiare nel periodo marzo - dicembre 2020 ad aderire all’azione collettiva per ottenere il risarcimento del danno da perdita parentale.

Fondamenti dell’azione civile.
La causa è un’azione civile da responsabilità extracontrattuale che tende ad accertare le responsabilità delle amministrazioni pubbliche (dal titolare del dicastero ai funzionari dello stesso) per aver omesso di provvedere all’aggiornamento obbligatorio del piano pandemico (risalente al 2006) e di aver omesso di provvedere all’attuazione del piano pandemico esistente (seppur datato) ponendo il sistema sanitario pubblico nell’impossibilità e nella oggettiva incapacità di far fronte alle richieste di intervento da parte dei cittadini colpiti dal Covid19.

La mancanza di dispositivi di sicurezza, il mancato addestramento del personale sanitario, la mancata informazione ai cittadini, la sottovalutazione della pericolosità del virus (trattato inizialmente come una semplice influenza), la mancata adozione di provvedimenti restrittivi (c.d. zona rossa) nelle zone dove il virus aveva cominciato a diffondersi, ha portato alla diffusione incontrollata del Covid19 (soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia ma non solo), ad un eccesso di richieste di intervento sia da parte dei medici di base (che gli stessi non erano in grado di affrontare) sia da parte delle strutture pubbliche che sono andate in sofferenza trovandosi costrette, in molti casi, a scegliere a quale paziente somministrare le cure o fornire i pochi dispositivi di sicurezza esistenti.

L’intervento tardivo (il famoso lockdown del 8 marzo 2020 divenuto poi totale solo il 23 marzo 2020) ha solo evitato che il disastro ormai sotto gli occhi di tutti si diffondesse su tutto il territorio nazionale causando, così, una vera e propria strage. La tardività degli interventi e l’assenza di preparazione hanno causato, solo in Lombardia, un innalzamento del tasso di mortalità unico in tutto il mondo. Gli effetti di tali omissioni si sono protratte fino al mese di giugno 2020 e poi, dopo l’assurda riapertura totale avvenuta nell’estate 2020, fino alla fine dell’anno stesso.

Solo la campagna vaccinale e la progressiva perdita di virulenza del Covid19 hanno consentito un controllo della pandemia.

Ma il danno era ormai stato fatto perché decine di migliaia di persone erano nel frattempo decedute a causa delle omissioni delle amministrazioni in carica nel gennaio - febbraio 2020 e delle precedenti amministrazioni colpevoli di non aver mai adempiuto agli obblighi di legge.